venerdì 24 febbraio 2012

Brandolino Brandolini d’Adda “da DELIQUI” (dall’antologia Ante Rem. Scritture di fine Novecento”, Anterem edizioni, 1998)


sp arso e spanto
sangue glorioso sfrigolio e rigoglio
di trasferiti e smorti         apriti patria la va va là
valle dei verd’aciduli fiori di fil di ferro
sfrutt truff furt e tuffo
cardiaco: chi perde si perde e le prede
s’infu intrufolano fatalmente
sementi se dimentico se menti se mi temi
sistematicamente mi smentisco
un corpo sotto

investigando fumante terraterra
svi svisc sviscero
muscoli lisci guaine e invasi
d’oros corpo scava scopo
pozza d’occhi e stremi misteri schiusi
a quel limpido
succeder succhi creste scisti schizi
                                      sicuramente
scalini all’olimpo
pensapensa e l’
acrostico socratico
dialoga gemma d’ordine parola
indaga e degenera ragioni che ignoro
nella storia di scarti cris costr sort stricn
ninìn mutanti nel pensier di viola

soliloqui lìquidelìqui miele
di restauro alle cr rr crepe
stucchi e caraffe a pezzi
me e me le cicatrici dolci


La scomposizione/frantumazione a cui Brandolino Brandolini d’Adda sottopone i suoi oggetti poetici fa sì che sulla superficie testuale emerga la componente più lieve, la sonorità, e apparentemente scissa dal significato. E’ solo la prima impressione, la percezione di qualcosa che urge riconoscere, poiché naturalmente già i singoli fonemi appartengono a suoni che sappiamo distinguere. Regole, dunque, se sono da desumere non lo sono mai a prescindere dal senso di cui sono forniti all’interno della lingua. E il senso, in questo caso,  è come trovato proprio tramite gli accostamenti governati dalle analogie sonore.

Tutto infilzato sulla punta del suono. Ed è invero sorprendente il senso che si coagula intorno al suono! Come se ci apparissero combinazioni mai ascoltate prima, mai pensate. Straordinario quel “sementi se dimentico se menti se mi temi”.

Ma la ricerca del senso – e abbiamo proprio la sensazione di essere presenti nel momento stesso in cui si sta costruendo la poesia – con quel “nella storia di scarti cris costr sort stricn“  non è però effettuata senza cernita: esso  viene soppesato, tentato, favolosamente trovato. Ma, attenzione, il filtro c’è e non lascia passare nessun metafisico senso.

Gli oggetti, dicevamo, e il corpo in particolar modo – sia testuale che reale –  risentono di questo smembramento e di questa saldatura inusuale. Essi si ricompongono secondo una metodica differente, non sono più oggetti consueti. Eppure, per la straordinaria statura di poeta di Brandolini D’Adda, la poesia appare come un collage in cui i pezzi risultino incastrati alla perfezione e producano precisissimo senso.

Così ci figuriamo un soggetto che compie riflessioni acri, tenere, crudeli e dolci sulla tomba di qualcuno. Figura, la cui composizione è data da  una collazione di fogli impossibile a ottenersi con altre modalità: modalità tutta fisica com’è il corpo di cui si parla nella poesia pure se decomposto e dove il mentale è un senso che mai si distacca dal sonoro che è, nemmeno a dirlo, ancora fisico.


Biografia
Brandolino Brandolini d’Adda (1928-2004) ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie Da un monte rovesciato, nel 1973 (Scheiwiller, Milano). Sono seguite numerose altre, fra cui: Bifido Trilingue (Sansoni); Desiderata (Rusconi); Quattro castelli a Cison (Canova); Dipinto fuori quadro (Anterem); Sei poesie a senso. Un suo testo teatrale, Picus e numerosi versi sono stati composti in musica da Franco Donatoni e Corrado Pasquotti. È autore di antologie di poesia italiana, inglese, francese e spagnola, delle quali ha curato anche le traduzioni.

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