domenica 21 aprile 2013

Marco Furia su “Si minore” di Marco Ercolani, Edizioni Smasher


L’aria nelle pietre


“Le pietre
trattengono l’aria, diventano parole”
è pronuncia davvero intensa posta all’inizio della raccolta di Marco Ercolani “Si minore” (opera vincitrice del Premio Letterario “Ulteriora Mirari” 2012).
Se frammenti di crosta terrestre “trattengono l’aria” e si trasformano in linguaggio, viene spontaneo chiedersi quali siano, secondo il poeta, le circostanze di nascita dei vocaboli.
Coincidono con l’atto stesso del dire anche se, miscuglio di aria e pietra, hanno un’origine che si perde nella notte dei tempi?
Rocce e gas, lo sappiamo, erano presenti sulla Terra molto prima della comparsa dell’uomo e della sua lingua: questo, tuttavia, interessa ben poco al Nostro, poiché la sua è aderenza immediata a un’immagine tale da non richiedere alcuna giustificazione.
Siamo al cospetto di un ampio comprendere, coincidente con un vivido desiderio di comunicazione inteso a non escludere, a priori, nessuno.
Il verso
“Le pietre tornano vento, se sono guardate”
mostra come il poeta, anziché addentrarsi velleitariamente nell’enigma, si limiti a rappresentarlo con disinvoltura non sprovvista di un misterioso senso di consapevolezza.
L’attività dell’osservare ritorna nella sequenza
“Aveva guardato il buio così a lungo
che tutte le note della notte vibrarono”.
La vista si fonde con l’udito e il notturno concerto dell’oscurità è ascoltato con lo sguardo.
Il concetto d’immagine e quello di suono sono distinti, ma possiedono tratti comuni: non si dice, forse, che una composizione musicale suggerisce certi lineamenti fantastici e non si parla, talvolta, di sinfonie di forme e di colori?
Leggo a pagina 31:
“Ma preferisco altre visioni:
un continente d’acqua, senza figure,
che comprenda le nostre vite terrene
in una navigazione lentissima”.
È dunque un desiderio di dissoluzione nell’elemento liquido per eccellenza a ispirare “Si minore”?
Non direi, perché le “vite” (che restano, in ogni modo, “terrene”) lungi dall’essere annullate, vengono comprese “in una navigazione lentissima”.
È proprio siffatta navigazione ciò che più conta: attraversare oceani sconfinati con paziente coraggio rivela la presenza di una solida fiducia in se stessi che trae origine da concrete capacità.
Questa, fuor di metafora, è la via non della velleitaria audacia ma dell’affidamento, non del rischio azzardato ma dell’avventura cosciente: le giuste “figure” non mancheranno se sapremo disegnarle.
D’altronde
“La mente capovolge fluida
l’ordine del mondo”.
Il mondo esiste anche in virtù delle maniere in cui la sua presenza viene avvertita e, perciò, il suo “ordine” può subire modifiche e capovolgimenti.
Insomma, siamo dinanzi a una sorta di antropologia cognitiva che Marco presenta in modo diretto, perfino disarmante nel suo offrirsi senza condizioni.
Ma, chi è Marco?
Lo rivela il poeta stesso, con un’efficace pronuncia posta quasi al termine della raccolta:
“Quel lampo disseminato nelle onde
infranto e lucente:
io”.
Ci chiediamo, allora: chi siamo noi?
La risposta non può che consistere nel richiamo volto a promuovere un mettersi all’opera: spetta a ciascuno comporre, in mille e mille modi differenti, la propria poesia.
Sotto questo profilo, “Si minore” è coinvolgente invito a un consapevole fare

                                                                                                         Marco Furia


Marco Ercolani, “Si minore”, Edizioni Smasher, 2012, euro 11,00, pp.90 

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