mercoledì 23 novembre 2016

Elena Zuccaccia, terza classificata al Premio Nazionale di Poesia Terra di Virgilio, 2016




In Elena Zuccaccia, tre poesie che abbiano per oggetto il corpo non necessariamente inclinano verso una facile etichettatura: non siamo in presenza dell'ennesima poesia su tale tema. Non solo perché l'esposizione, cosi lenta, sovrimpressa satura lo sguardo, (un po' come accade nel quadro di Coubert L'origine del mondo) quanto per l'opposto: il corpo rinvia ad altro. Il corpo sta per una specie di segnaposto, di simbolo che segnala l'esistenza del mentale. Ed é il mentale a dichiarare l'assenza, la mancanza. C'é sempre qualcosa da operare intorno al corpo, affinché il pieno conceda l'affioramento dell'ipotizzato, anche sub specie immanente. Infatti, persino per convocare il concreto c'é bisogno di un'esca. Pragmatico utilizzo della materia con cui saggiare pur anche i comportamenti morali, quand'è sai si situino al limite dell'illegale o del plausibile, se non addirittura sfocianti nell'immoralità (si veda l'ultima poesia con l'orrido pranzo) il che fa di Elena Zuccaccia una sperimentatrice intelligente e pacata, che gestisce le sue risorse e i suoi mezzi espressivi con raffinate messe a punto, prossime alla costruzione di una trappola che abbia di mira la cattura del lettore, visto che questa  é una poesia "specchio delle allodole", dove si sa che il vero é gia perso in partenza, che il cuore dell'amato é nuovo, mai usato, che persino mangiarlo a pezzettini lascia digiuni. Una sorta di cerebrale alambicco disegnante una mappa piena di lacune e rabberci, tutti individuati sul solo piano esistenziale, ma limpidissima in quanto a resa formale, tanto da far apparire nuovo persino il linguaggio chiaro e consueto per la politura e la precisione raggiunta. Una prova di assoluta eleganza.

(dall'Antologia del Premio)
È possibile scaricare il bando dell'edizione 2017 sul sito www.poesiaterradivirgilio.it

L’ARTISTA

gli usuali aggettivi di possesso
con te io non li conosco
potrei al massimo azzardarmi ad
infilarmi nel plurale
confondendomi nel mucchio tra il
resto
allora potrei anche provare a dire
nostro
e accaparrarmi quanto di te rimane
:
brandelli di fegato
non certo di prima scelta
non opzionati da chi ha preferito tenersi
parti meno usurate
– il cuore, ad esempio, tra le più ambite
appare intatto
rivendibile come nuovo
mai usato


IL CORPO LIQUIDO

mi sento tutta liquida
non ho mani
nessun organo prensile

si stende il corpo liquido
tra le scanalature delle
mattonelle
/ ora acqua che corre
nervosa
/ ora pigra lenta cera

o stagna informe fermo in una
pozza
 / gli occhi spalancati al soffitto
e una paralisi del corpo liquido
immobile fino ad inghiottirsi


SÅSOM I EN SPEGEL

di vedere questo
corpo nudo non
ne posso più crepare
immagino almeno
lo potessi cuocere
per dire
la carne mi piace
alla brace
certo di te bianca così
come tacchino
più che Canova
che si può fare
(potrei)
imbracarti di spago
a mo’ di involtini
mangiarti a bocconcini
fare nell’olio la
scarpetta col
pane sciapo

per sempre digerire

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